Smart working: quando e perché sceglierlo

Smart working

3 giorni al mese di smart working aumentano la produttività, accrescono i guadagni e diminuiscono l’impatto ambientale. È questo il risultato di 3 anni di studi portati a termine da una società mantovana specializzata in work-life balance e change management.

La legge n.81 del 2017 ha introdotto in Italia lo smart working come modalità in grado di “incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Ma lo smart working non è solo una nuova modalità di lavorare, si tratta invece di una vera e propria rivoluzione organizzativa che richiede un nuovo approccio aziendale.

L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha definito lo smart working come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Ma non confondiamo lo smart working con il telelavoro.

Con la circolare INPS n. 52 del 27 febbraio 2015 vengono definite le modalità di attivazione del telelavoro.

Il telelavoro consiste nello spostamento della sede di lavoro dai locali aziendali ad altra sede. A differenza però dello smart working, prevede che il dipendente sia vincolato a lavorare da una postazione fissa e prestabilita, con gli stessi limiti di orario che avrebbe in ufficio.

Al contrario, il lavoro agile prevede che la prestazione lavorativa venga eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno, senza stabilire una postazione fissa. Non ci sono vincoli di spazio e tempo, ma si definisce la durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale. Si può dunque, lavorare da qualsiasi luogo con la massima flessibilità.

Ma quali sono i requisiti per farlo funzionare?

Lo Smart Working non è però solo un’iniziativa a favore dei lavoratori. Richiede infatti, un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali: definizione di obiettivi a breve termine, capacità di favorire collaborazione e coesione tra gli attori coinvolti in un progetto aziendale, definizione di policy organizzative che permettano flessibilità sugli orari di lavoro.  

In tutto questo la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. Le tecnologie digitali infatti, possono ampliare e rendere virtuale lo spazio di lavoro, facilitare la comunicazione, la collaborazione e la creazione di network di relazioni professionali tra colleghi e persone esterne all’organizzazione.

Nello specifico, le soluzioni tecnologiche a maggiore penetrazione sono quelle a supporto della sicurezza e dell’accessibilità dei dati da remoto e da diversi dispositivi. PC portatili, eventuali device mobili come smartphone o Tablet, VPN e servizi di social collaboration sono le dotazioni tecnologiche principali per consentire lo svolgimento dell’attività lavorativa da remoto.

È necessario infatti, che i lavoratori dispongano di tutte le tecnologie necessarie a connettere persone, spazi e oggetti ai processi di business, con l’obiettivo di aumentare la produttività, innovare e favorire la collaborazione.

Con lo smart working quindi il concetto di ufficio diventa aperto. Lo spazio lavorativo si amplia per riuscire a favorire la creatività delle persone, generare relazioni che oltrepassino i confini aziendali, stimolare nuove idee e quindi nuovi progetti di business.

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