Dark web: quanto è realmente pericoloso?

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La recente inchiesta bresciana Darknet ha riportato l’attenzione su un argomento poco conosciuto dai non addetti ai lavori. Il “dark web” è il luogo in cui utenti nascosti cercano di mettere in piedi affari illeciti e operazioni dannose. Ma quanto è realmente vasto e pericoloso?

Secondo quanto rivelato dall’ultimo Global Digital Report di We Are Social e Hootsuite, gli utenti di Internet crescono in media di oltre un milione ogni giorno. Solo nel 2019, 4,39 miliardi di utenti hanno navigato il mare del web, esplorato milioni di pagine, scambiato una mole esorbitante di dati, espresso le proprie preferenze su siti e social network. Ma è davvero tutto qui? La risposta è “No”.

Al di sotto di questi numeri e del cosiddetto “surface web” esiste infatti, un mondo online “nascosto” che prende il nome di “deep web”. Ma procediamo per gradi.

Il surface web (o web di superficie) è quella parte di universo online che navighiamo ogni giorno. In concreto, si tratta dell’insieme di tutti i contenuti che vengono indicizzati e resi pubblici dai motori di ricerca. L’affidabilità e legittimità di questi contenuti è garantita da speciali software, i crawler, che monitorano, tracciano e acquisiscono in forma testuale, il contenuto dei siti web in chiaro. Una volta verificato il contenuto, il crawler fa in modo che questo sia indicizzato, reso visibile e consultabile dagli internauti della rete.

Al di sotto di questa superficie nota esiste il deep web.

Si tratta di una sezione limitata della rete che comprende invece, quei contenuti ai quali si accede attraverso login. Si pensi ad esempio, a sezioni riservate di un sito aziendale, accessi al nostro istituto bancario, portali contenenti informazioni riservate, messaggistica privata, ma anche a tutte quelle pagine non ancora indicizzate dai motori di ricerca.

Fin qui il deep web ci piace; dopotutto ci aiuta e ci tutela! Ma è proprio qui che la situazione si complica.

Gran parte dei contenuti di questa parte di universo digitale è totalmente legale e legittima. Tuttavia esiste una piccola porzione di web sommerso e non mappato, costituita dal dark web che invece, non può definirsi altrettanto lecito.

Il dark web rappresenta una piccola sezione del deep web.

Comprende infatti, quelle pagine non indicizzate, nascoste ai crawler dei motori di ricerca e accessibili solo attraverso il protocollo TOR (The Onion Router), dove si svolgono attività illegali.

Ma come funziona questo protocollo? TOR rappresenta un network che consente la navigazione in questa particolare area del web. Permette infatti, l’accesso a pagine con dominio “.onion”, che consentono una navigazione completamente criptata, in grado di tutelare la privacy.

Il protocollo TOR, originariamente ideato dalla difesa navale statunitense, nasce con l’obiettivo di garantire la totale sicurezza e riservatezza delle comunicazioni.

Nei regimi oppressivi, ad esempio, dove alcuni siti web sono oscurati, questo protocollo viene utilizzato per aggirare la censura. Alcuni giornalisti, si servono di TOR per comunicare in maniera protetta con le proprie fonti anonime.

Il completo anonimato di queste pagine ingolosisce anche i cyber criminali. Accade infatti che alcuni di loro, si servano di questa porzione di web per mettere in piedi mercati illeciti o per dare il via a truffe o attività di phishing. Fortunatamente si tratta solo di una piccola porzione di mondo online, nascosta ai più.

Meno di una settimana fa, la Guardia di Finanza Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche ha chiuso un black market operante sul dark web. Il mercato illegale vedeva diversi venditori proporre merci e servizi illegali.

Il dark web rappresenta dunque, una porzione di web rischiosa. Tuttavia, è bene documentarsi o confrontarsi con gli addetti al settore, per non farsi prendere da inutili allarmismi.

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